Le imposte sulla casa

Purtroppo il Governo Italiano sta creando una grande confusione per quanto riguarda le imposte sulla casa, cerchiamo di capire al meglio tutti i cambiamenti in atto.

Dall’Imu eravamo passati a Trise e Tasi, che sarebbero dovute entrare in vigore dal 1 gennaio 2014.

Adesso sembra che queste due imposte non ci saranno più. Infatti irelatori hanno presentato in sede di Commissione di Bilancio, al Senato, un emendamento con la proposta di una nuova tassa. Si chiamerà IUC, acronimo di Imposta Unica Comunale.

La IUC: cos’è?

La IUC risponde alle promesse, ma anche alle esigenze, di tagliare le spese delle imposte sul patrimonio immobiliare degli italiani, considerato una delle ultime roccaforti di possedimenti di un popolo in piena crisi economica. Con la IUC i Comuni riceveranno 500 milioni da parte dell’Erario per continuare a mantenere le detrazioni che valevano per la vecchia Imu.

Secondo dei criteri che risponderanno alla esclusiva discrezione dei sindaci e delle loro giunte, alle famiglie potranno essere concessi dei benefici da un minimo di 200€ e, per ogni figlio, potranno ricevere 50€ per un massimo di quattro.

Anche per questa nuova imposta le componenti che ne andranno a determinare il peso sono tre: l’Imu, di cui vedremo i dettagli in seguito, l’imposta sulla raccolta e lo smaltimento dei rifiuti e quella sui cosiddetti servizi indivisibili.

La componente Imu: come calcolarla e chi pagherà la seconda rata

Dalla componente Imu saranno escluse, come già sapevamo, le prime case a eccezione di quelle di lusso, ossia le abitazioni accatastate nelle classi A1, A8 e A9. Per queste sono previste comunque delle agevolazioni sul tetto massimo dell’aliquota che non potrà superare lo 0,6% e sarà sempre prevista sull’intero importo una piccola detrazione forfettaria pari a 200€.

La IUC verrà calcolata in maniera diversa per le seconde case, in seguito alle differenze che riguardano il peso dell’Imu al suo interno: parliamo quindi di quelle abitazioni che non rispondono ai requisiti di prima casa, cioè dove il proprietario non ha la residenza e non sono il suo domicilio principale. La somma delle aliquote di Imu e Tasi, in questo caso, non può superare il 10,6 per mille, mentre quella della Trise deve essere inferiore all’11,6 per mille.

Alla fine dei conti, chi dovrà rispettare la scadenza del 16 dicembre per la seconda rata dell’Imu sono i proprietari delle seconde case, ma vediamone il dettaglio.

Discorso ancora diverso va fatto per chi possiede una seconda casa nello stesso comune della prima. In questo caso, a giugno questi proprietari dovranno pagare il 50% dell’Irpef calcolata sulla rendita catastale.

I Comuni applicheranno comunque delle riduzioni sulle case affittate, distinguendo le riduzioni sull’aliquota per quelle che sono locate con contratti d’affitto a canone libero, da quelle che hanno un contratto di affitto concordato.

La seconda rata andrà pagata anche per chi è proprietario di beni non residenziali in cui però non rientrano box e cantine. Queste tipologie di immobili, se risultano annesse all’abitazione considerata prima casa, saranno assimilate a questa tipologia. Il discorso vale però solo per un’unità, vale a dire che se una prima casa ha annessi due box, solo uno di questi può essere esentato.

AGGIORNAMENTO: E’ delle ultime ore la notizia di un’aggiunta al fondo di 500 milioni di euro destinati ai Comuni per le detrazioni. Infatti altri 250 milioni saranno destinati dal Governo al finanziamento delle maggiori deducibilità dell’Imu su beni d’impresa ai fini Ires e Irpef.

Sarebbe necessario semplificare il tutto, magari anche eliminando queste tesse.