Tassi bassi mutuo: ecco come si orientano le preferenze dei mutuatari

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La correzione avvenuta nei mercati finanziari all’inizio del mese di febbraio, arrivata in maniera contestuale alla mutui-in-usa-e-in-aumento-1094">risalita dei tassi di riferimento americani, non hanno determinato effetti significativi nell’area euro per ciò che riguarda i tassi Euribor (ovvero, nei parametri che sono prevalentemente utilizzati per la fissazione dei tassi variabili ai mutui casa), ma è invece proseguito il trend al rialzo per i tassi Eurirs (ovvero, nei parametri utilizzati come riferimenti per l’individuazione dei tassi fissi) sulle scadenze medio-lunghe.

In maniera più dettagliata, dall’analisi di quanto avvenuto nella prima metà di febbraio è possibile esplicitare come i tassi Euribor siano rimasti infatti stabili e negativi su tutte le scadenze. Questo contesto, caratterizzato dalla presenza di tassi bassi di interesse, dovrebbe peraltro ancora confermarsi per i mesi a venire, sulla scia di una politica monetaria ancora accomodante, nonostante una graduale rimozione dello stimolo in prospettiva.

Passando invece all’ambito dei tassi fissi, notiamo come i tassi Eurirs abbiano proseguito la loro salita, soprattutto sulle scadenze a 5 e 10 anni. Ad ogni modo, il livello generale dei tassi basso rimane ancora storicamente invariato, seppur su livelli oramai superiori rispetto ai minimi di metà 2016.

In questo contesto, è facilmente giustificabile una preferenza verso l’indebitamento flessibile o a tasso fisso rispetto a quello a tasso variabile, per gli orizzonti temporali medio-lunghi. Di contro, gli orizzonti temporali brevi o brevissimi possono invece beneficiare in misura più significativa di un prolungato periodo di tassi Euribor o BCE a livelli minimi. Nell’ambito dei tassi fissi, permane ancora una preferenza relativa sulle scadenze extra-lunghe (30 e 40 anni) e sul decennale.

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