Immobiliare Italia, come si è concluso il 2016?

Secondo le più attendibili rilevazioni, le compravendite di immobili nel nostro Paese, a consuntivo 2016, dovrebbero esser cresciute del 12% circa, confermando pertanto il trend di piena ripresa che è oramai in atto dal 2014, con un’intensità peraltro crescente. Come più volte abbiamo ricordato nel corso degli ultimi mesi, a trainare il miglioramento è in particolare il settore residenziale, che negli ultimi tre anni è cresciuto del 23,8%, mentre per gli immobili “d’impresa” l’aumento risulta essere più contenuto, pari a circa il 13%.

Meglio le aree urbane più importanti

Si noti in tal proposito come il trend di ripresa del mercato residenziale delle 13 maggiori aree urbane (Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Padova, Palermo, Roma, Torino, Venezia), indagato dalle rilevazioni puntuali di Nomisma, è globalmente migliore rispetto al trend di ripresa del resto del Paese, sia nelle fasi espansive che in quelle recessive.

Il discorso tuttavia inverso per quanto concerne il mercato non residenziale. In questo caso, infatti, è bene rammentare come il mercato retail degli spazi ad uso ufficio abbia fatto registrare una vera e propria inversione di tendenza nell’ultimo anno, influenzato pesantemente dalle prestazioni delle aree di Venezia, Torino, Napoli e Bologna e, pur in misura minore, anche Milano (si è mantenuto invece stabile quello di Roma). In maggior dettaglio, sul fronte degli immobili commerciali sono Bologna e Firenze ad aver fatto segnare una battuta d’arresto, mentre per quanto concerne il segmento produttivo l’aumento dei contratti è risultato generalizzato, seppure di entità complessivamente modesta per influire sulle dinamiche generali del mercato immobiliare italiano.

L’affitto perde terreno

Tra le altre caratteristiche tipiche di questa fase evolutiva di ripresa, si noti anche come – contrariamente a quanto avvenuto nel periodo più critico del mercato immobiliare italiano – quando la componente della domanda di affitto era maggiore rispetto alla domanda di acquisto in virtù dell’incertezza della debolezza economica che caratterizzava il Paese, oggi la situazione si è riequilibrata, e la propensione alla proprietà è vicina al 50% della domanda (era scesa a quasi un terzo nel pieno della crisi). Si evidenzia comunque che in alcuni mercati l’interesse per la locazione continua in maniera più ampia, soprattutto per fattori di natura strutturale, più accentuati nelle aree di Torino e Bologna, in misura minore in quelle di Bari, Firenze e Napoli.