Design italiano dell'arredamento: i collezionisti puntano al Novecento

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Collezionismo, arte e design. Tre parole sulle quali si muove la più grande fiera d’arte contemporanea mondiale, Art Basel / Miami che ogni anno detta i trend da seguire. Sorella è la fiera Design Miami / Basel concentrata sul design internazionale. Vi prendono parte le gallerie di design più importanti del mondo. Gli appuntamenti sono due durante l’arco dell’anno: a Miami negli Stati Uniti e a Basilea, in Svizzera.

Infatti se sei un collezionista del design italiano e sei alla ricerca del pezzo raro, queste due fiere sono da visitare. Riuniscono i collezionisti più influenti sul mercato, galleristi, curatori, designer che si confrontano sul mercato stesso del design.

Si tratta di più di una semplice fiera. Sede principale quella di Miami, raccoglie ed espone non solo prodotti di design dal mercato, ma è un vero e proprio contenitore della storia. Come in un museo, raccoglie tutti quei pezzi, mobili, e arredamento che hanno dettato le regole del design e degli oggetti d’arte del Novecento, tra il XX e il XXI secolo.

Tra mode contemporanee e passate, vengono esposti artisti e designer che dialogano con il tempo, che rendono semplici oggetti d’arredo delle opere preziose. Oggi, come in passato, si riconferma la supremazia assoluta del design italiano del Novecento, dove la ricerca della qualità, dell’innovazione e della semplicità era ad alti livelli.

Ed è proprio questo il trend per il 2020 che emerge dalla fiera Design Miami / Basel del 2019: i collezionisti puntano al design italiano del Novecento, soprattutto per quanto riguarda l’arredamento.

Collezionisti internazionali alla ricerca del design italiano del Novecento

L’edizione scorsa ha visto partecipare 48 gallerie provenienti da 12 Paesi, con quattordici presentazioni nella sezione “Curio”, e dieci progetti selezionati per “Elements: Earth”, l’esposizione introduttiva voluta e selezionata dal curatorial director Aric Chen, e undici collaborazioni satellite.

Le gallerie italiane hanno riscontrato molto successo in diverse sezioni, soprattutto in “Curio” e “Elements: Earth”.

La sezione Curio è la più importante nella storia della fiera. Rappresenta una piattaforma dove si presentano delle vere e proprie narrazioni espositive, tra oggetti storici e contemporanei di design che contestualizzano e nello stesso tempo mettono in discussione quello che consideriamo familiare, rappresentando il design italiano di oggi e di ieri.

Le gallerie italiane, dichiarano di essere, per la maggioranza, estremamente soddisfatte, perché i collezionisti studiano e ricercano in particolare pezzi di design italiano, sopratutto il design del novecento.

Dimoregallery

Non a caso, il primo giorno della fiera e al suo debutto in Curio, la galleria milanese Dimoregallery di Emiliano Salci e Britt Moran, ha venduto il tavolo e il cabinet di Pietro Portaluppi che provenivano da una abitazione privata. Facevano parte di un'installazione ad omaggio dello stesso architetto intitolata “Piero!” che ha catturato l’attenzione dei collezionisti.

Il pubblico è rimasto stupito nel vedere degli elementi di design italiano di Art Decò datati al 1926, in anticipo sul mercato rispetto a quelli francesi.

Stesso trattamento ricevuto per le lampade di Angelo Lelii del 1952 che sempre fanno parte di quello stile.

La galleria racconta: «La nostra scelta di proporre pezzi meno conosciuti è stata premiata. Le vendite sono andate benissimo».

Galleria Giustini / Stagetti

Stupore e curiosità fanno della storia del design italiano un mondo da riscoprire, puntando sui pezzi meno conosciuti che ancora sorprendono il pubblico.

La galleria romana di Roberto Giustini e Stefano Stagetti ha visto tra gli oggetti più gettonati la coppia di poltrone del 1949 di Gio Ponti, architetto e designer italiano fra i più importanti del dopoguerra. Infatti raccontano che queste poltrone hanno avuto moltissime richieste perché rappresentano un modello importante del design italiano da collezione visto che Ponti ne ampliava la produzione con delle piccole variazioni nelle forme.

Successo anche per altri nomi importanti come quello di Carlo Scarpa, Gino Sarfatti, Carlo De Carli.

In generale, dunque, gli apprezzamenti e i riscontri maggiori sono stati di riguardo per i pezzi e le performance di un design italiano legato al Novecento che al contemporaneo.

Forse perché la storia suscita un certo fascino, e possedere dei pezzi antichi, porta un certo prestigio e soddisfazione al collezionista.

Il design italiano contemporaneo

Nonostante le vendite e l’interesse dimostrato per il design italiano del Novecento, il contemporaneo ha avuto la sua bella fetta di attenzione, portando ad acquisti interessanti.

La milanese Erastudio Apartment-Gallery- commenta che anche il contemporaneo ha avuto le sue vendite come le loro ceramiche di Carlo Zauli degli anni Sessanta che è stato rivalutato dopo l’asta gestita da Sotheby’s, sempre a Milano. Interesse e vendita anche per le teste in terra cruda della giovane talentuosa Roberta Busato.

Affermano che: «Abbiamo riscosso grande attenzione con “Radical Utopia”: i 32 piatti presentati alla Biennale di Venezia da Remo Buti nel 1978 dove è rappresentato il dibattito internazionale promosso dai radicali sulle città utopiche».

Camp Design Gallery

Anche nella sezione storica Curio, è presente un scorcio di design italiano contemporaneo molto particolare che grazie all’internazionalità dei collezionisti e del pubblico in genere e al loro alto livello di cultura hanno saputo apprezzare. Parliamo del debutto nella sezione della galleria milanese Camp Design Gallery, che ha portato il design di Adam Nathaniel Furman dal titolo "Three characters in the second act: The Royal Family”.

Si tratta una collezione di tre pezzi di mobili dalle forme insolite: due grandi armadi, chiamati Benevolente e Solidale, e una sedia, chiamata Gioioso. Ogni oggetto di arredo è stato decorato con colori vivaci e motivi complessi utilizzando il laminato stampato in digitale prodotto dalla storica azienda italiana di laminati decorativi Abet Laminati.

Beatrice Bianco, la direttrice della galleria dichiara che hanno avuto un ottimo riscontro dal pubblico e dai collezionisti, aggiungendo che: «[il] pubblico di Art Basel e ha aspettative per il design storico, di cui le gallerie francesi detengono il primato. Ma il gruppo del contemporaneo sta crescendo, con proposte di altissima qualità. Il lavoro di Furman è estremamente diverso da ciò che si vede in fiera ma non è superficiale, è colto, come questo pubblico. Per questo è stato apprezzato».

Nilufar Gallery

La galleria milanese di sdoppia tra design italiano storico e contemporaneo portando in Curio diversi pezzi: il rarissimo divanetto vis-à-vis di Bbpr, il grande lampadario di Venini in vetro lattimo, la coppia di poltrone di Franco Albini disegnate per Casa Carati a Milano, il tavolo di Joaquim Tenreiro in giallo pastello nuvolato e la poltrona Triennale di Ponti. Di Gio Ponti hanno venduto la cassettiera proveniente dall’Hotel Royal di Napoli e due appliqués di manifattura Greco.

Tornando alle sezioni della fiera, è decisamente più contemporaneo il taglio che il direttore curatoriale della fiera Aric Chen ha voluto dare con la sezione “Elements: Earth”. Scelti personalmente dal lui gli artisti e design si sono confrontati con il concetto antopocene in cui gli esseri umani sono la forza dominante che influisce sulla geologia terrestre. Insieme gli stand miravano a rendere tangibili le sfumate distinzioni tra artificiale e naturale, materie prime e rifiuti, consumo e produzione.

Il gruppo italiano Formafantasma ha presentato la collezione Ore Streams, una serie di mobili di ufficio come riciclaggio dei rifiuti elettronici.

Per concludere, il prossimo trend seguito dai collezionisti internazionali sarà quello di dare una nuova ribalta al design italiano, meglio se quello del Novecento, nelle loro abitazioni. Visto che quello contemporaneo non è disprezzato, probabilmente il futuro vedrà un dialogo tra il design italiano storico e quello di un design contemporaneo. Chissà cosa si potrebbero dire!

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