Brexit sta ancora pesando sull'immobiliare di Londra
Stando a quanto sostiene l’ultima ricerca condotta in tale ambito dalla società di consulenza immobiliare internazionale Knight Frank, l'incertezza politica che continua a imperversare nel Regno Unito sta dominando il sentimento nei principali mercati residenziali londinesi anche negli ultimi mesi del 2019, come peraltro già fatto in buona parte degli scorsi trimestri.
Ricordiamo che a metà ottobre erano emersi segnali che l'UE e il Regno Unito si stessero avvicinando alla firma di un accordo che potesse disciplinare la exit di Londra dall’area unica europea. Tuttavia, a prescindere dal contesto politico, che poi è stato evidentemente meno favorevole rispetto a questa transizione, la Brexit ha prodotto una traiettoria non certo confortante per quanto concerne le attività immobiliari nella metropoli britannica.
In particolare, tra gennaio e settembre 2019 Knight Frank ha effettuato l'11% di transazioni in più nel centro di Londra di fascia alta rispetto all'anno scorso. Nell’area periferica di Londra, invece, il volume delle transazioni è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all'anno scorso.
L'andamento è dovuto a una combinazione di fattori che comprendono sia gli adeguamenti dei prezzi legati all'imposta di bollo e l’evoluzione della sterlina, che hanno avuto un effetto più marcato nel segmento delle proprietà residenziali di fascia alta, spesso acquistate anche dagli stranieri.
Nel frattempo, l'attività è stata trainata anche da un prolungato aumento della domanda e dal costo estremamente basso dell'indebitamento. Negli ultimi quattro anni i prezzi delle proprietà immobiliari nell’area centrale di Londra sono diminuiti in media del 14%, il che compensa ampiamente l'aumento dell'imposta di bollo. In combinazione con gli effetti di una sterlina più debole, sono disponibili “sconti” complessivi di oltre il 25% per gli acquirenti che provengono da un Paese che adotta una valuta estera “forte”, rispetto a giugno 2016.
Non è questo comunque l’unico dato che emerge dal dossier di Knight Frank, che indica ad esempio un largo divario tra i prezzi dell’area centrale e quella periferica, per il livello più alto degli ultimi dieci anni, e il fatto che la spesa potenziale totale disponibile di tutti i potenziali acquirenti di case esistenti registrate presso Knight Frank a Londra è salita a 55 miliardi di sterline nel terzo trimestre del 2019.
Allo stesso tempo, il numero di nuovi annunci superiori a 1 milione di sterline è diminuito del 28% nell'anno a settembre, a causa dell'incertezza legata a Brexit. Questo squilibrio tra domanda e offerta significa che la percentuale del calo dei prezzi si è moderata.
I prezzi medi per le case esistenti nell’area centrale di Londra sono infatti scesi del 3,9% nell'anno fino a settembre 2019, per il più piccolo calo da 12 mesi a questa parte. Il calo del 3,5% nella prima periferia di Londra è stato il calo più modesto dal maggio 2018.
Londra ha inoltre rafforzato la sua posizione di principale centro di investimento globale, estendendo il suo ruolo di principale centro globale per il trading, secondo la Banca dei Regolamenti Internazionali, sottolineando le sue credenziali a lungo termine come centro finanziario globale dominante, indipendentemente dalle turbolenze politiche a breve termine.
Insomma, per il momento la Brexit continua a far sentire il proprio peso sulle quotazioni e sulle attività immobiliari, ma l’attrattività di Londra non dovrebbe risentire della sua uscita dall’area unica europea. Vedremo dunque che cosa accadrà nel corso dei prossimi mesi, e se questo trend di parziale attenuazione delle difficoltà immobiliari londinesi troverà conferma nelle prime rilevazioni del 2020, l’anno che dovrebbe (forse!) sancire la definitiva uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, a condizioni ancora non troppo chiare e che, in fin dei conti, potrebbero altresì contribuire a influenzare ancora una volta in modo non marginale l’evoluzione dei valori immobiliari londinesi.