Prezzi case, valori ancora in flessione secondo Nomisma

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Secondo quanto affermano gli ultimi dati elaborati da Nomisma, i valori immobiliari sul mercato italiano continuano a diminuire, seppure in misura residuale rispetto al passato, e nonostante la progressiva crescita delle compravendite.

Facile, in tal contesto, compiere qualche riflessione di massima. Appare evidente che alla base di tale andamento divergente, oramai non nuovo, vi siano fattori di debolezza reddituale di parte della domanda e il perdurante eccesso di offerta, che funzionano da calmiere dei prezzi. Dunque, il deprezzamento che ha colpito gli immobili nella fase negativa del ciclo sembra essere legato a una dismissione di una parte consistente dei patrimoni famigliari, finalizzata a fronteggiare le difficoltà economiche conseguenti alla lunga crisi che il Paese ha attraversato. Nel nostro Paese, una percentuale rilevante del patrimonio immobiliare domestico appartiene infatti alle famiglie italiane, quale risultato di un retaggio culturale che non ha eguali in altri Paesi e che ha portato a una crescente accumulazione di mattone nel patrimonio degli italiani.

A quanto sopra si deve però aggiungere anche l’esistenza di un crescente stock abitativo in sofferenza, rimasto nei portafogli delle banche, e che viene via via rilasciato sul mercato con procedure spesso lunghe. Questi effetti postumi della crisi contribuiscono a tenere bassi i prezzi degli immobili e, secondo le rilevazioni di Nomisma, hanno comportato una perdita di valore della ricchezza reale in abitazioni del 7% circa negli ultimi cinque anni.

È sempre Nomisma a ricordarci poi come in via contemporanea il reddito annuo familiare abbia subito una contrazione a valori costanti di circa il 15% rispetto ai livelli del 2006, ovvero nell’anno che precede l’avvio della crisi finanziaria globale. Accanto all’erosione della ricchezza e al calo del potere d’acquisto è inoltre aumentata la disuguaglianza sociale causata da svariati fattori quali il reddito disponibile, le condizioni contrattuali, la disoccupazione, il livello dei consumi.

Sempre secondo quanto elaborano gli esperti di Nomisma, la precarietà delle prospettive di rendimento, unitamente all’onere del carico fiscale e all’erosione della ricchezza immobiliare, avrebbero indotto nel corso degli ultimi anni i risparmiatori a privilegiare altre forme di impiego rispetto a quella immobiliare, privando così il mercato della componente più liquida e facoltosa.

Viene così rinviato il ritorno in territorio positivo della variazione dei prezzi, che al momento risulta essere circoscritto a poche zone italiane, ma che nei prossimi mesi è destinato gradualmente ad ampliarsi.

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