Investimenti immobiliari: la morsa fiscale sulle locazioni

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L’aumento dei canoni di locazioni è un argomento attuale che riguarda tutto il territorio nazionale ma soprattutto le grandi città e la capitale in primis. Spesso si affronta la questione dalla prospettiva di chi si trova a dover sostenere la spesa mensile di un affitto e si evidenzia la sproporzione tra canoni di locazione e stipendi. A causa di questa disparità molti giovani sono costretti a dividere casa con altre persone per ammortizzare le spese. C’è però un altro risvolto della situazione e riguarda la tassazione che grava sui locatori. Dati alla mano appare infatti evidente che, ad eccezione della prima casa, l’investimento immobiliare nel nostro Paese è difficilmente redditizio. Nel bilancio annuo infatti all’incirca la metà delle entrate si perde in tributi. E’ innegabile che il fenomeno sia una spinta all’evasione. Una proposta alternativa sarebbe quella della cosiddetta cedolare secca. Il principio alla base è quello della separazione del reddito del proprietario rispetto ai proventi dell’affitto: questi ultimi verrebbero tassati in maniera fissa al 20%. Se ne è parlato spesso e durante lo scorso governo si era quasi giunti a varare il progetto, salvo poi perdersi in emendamenti senza fine. Finora questa proposta non ha dunque trovato approvazione in Parlamento. Appare tuttavia lapalissiano che una tassazione agevolata sugli affitti favorirebbe non solo i proprietari degli immobili ma anche la mobilità di studenti e lavoratori. Le maggiori associazioni di categoria concordano infatti con l’idea che un regime fiscale meno gravoso permetterebbe una maggiore presenza di immobili in affitto a prezzi ragionevoli e costituirebbe una misura contenitiva dell’evasione. Purtroppo siamo ancora in alto mare, si spera che nei prossimi mesi vengano prese delle misure in grado di migliorare la situazione attuale.

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